"Passo carrabile"

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22/10/2009 00:00:00

Como incontra Vienna - Versione Italiana - By Julia Allerstorfer
Como incontra Vienna. “Passo Carrabile” è uno slogan significativo per rappresentare un’esposizione presso lo spazio espositivo AREA 53 dedicata a 8 artisti italiani emergenti. Tuttavia, si potrebbe sollevare una legittima domanda riguardo le contingenze che hanno portato alll’associazione tra la città lombarda di Como, che dista circa 40 Km da Milano, e la metropoli austriaca. La fruttuosa collaborazione tra Mounty R.P. Zentara, artista e manager di AREA 53, e Fabrizio Bellanca di Como nasce da una serie di avvenimenti, accaduti casualmente in varie circostanze. La storia cominciò quando io, umile e impreparata, visitai una delle mostre di Fabrizio a Como, raggiunse il culmine con il (predisposto) incontro tra Mounty e Fabrizio a Vienna, e infine risultò in un progetto artistico oggi già realizzato: “Le stanze dell’arte”, a Como, l’estate scorsa.
Diamo un’occhiata dietro alle quinte di “Passo carrabile” ed esploriamo le singole personalità degli artisti e dei loro pezzi.
Fabrizio Bellanca, designer grafico, pittore e musicista, era combattuto nella sua carriera tra le priorità dell’informatica e quelle dell’arte: questa incompatibilità lo condusse alla fine ad uno stile compositivo intensamente astratto e spirituale. Light Wing I & II “(2009) rappresenta un esempio altamente estetico di anticonvenzionale ricerca delle proprie corde del cuore, dei propri intimi santuari e della propria nascosta esistenza psichica, tutti temi spesso affrontati nel suo lavoro. Le incisioni che effettua su lastre metalliche specchianti paiono come riflessi emozionali presentati sotto forma di motivi organici, affiancati da segni apparentemente simbolici come una mano e una stella. Attraverso l’esposizione alla luce e i riflessi, assumono un’ulteriore dimensione nello spazio reale.
Per Marco Besana, la fotografia è sia una droga che una rinuncia, sia essenza che ridondanza, un ossimoro che gli permette di concentrarsi sull’esistenza. L’opera fotografica di Besana può essere caratterizzata come un’ingegnosa combinazione tra sensibilità verso i media, invenzioni pittoriche spontanee, e punti di vista e prospettive inusuali sul soggetto. “Dentro di Testa” (2007) può essere interpretato come un’opera comica e ironica, e forse anche come un riferimento critico a quella corsa quotidiana, collettiva e superficiale, durante la quale tendiamo a perdere la testa, così che i confini tra interno ed esterno sembrano svanire.
L’architetto e artista multimediale Filippo Borella è concettualmente sofisticato, soprattutto da quando ha dato vita al cosiddetto “Studio Trickster”, dedicato allo studio della ricerca artistica nel contesto del sociale. Un ruolo centrale e necessario nel suo lavoro è occupato dall’esplorazione delle polarità che esistono tra invenzione e design, e dall’investigazione delle componenti dello spazio e delle superfici; elementi che traduce in opere personali, interattive e dai connotati scultorei. “Patch Painting” (2009) può essere considerato un lavoro che trasgredisce i media e che bersaglia il classico “Paragone” in una maniera singolare che rivela le ambiguità e prestiti dall’esterno del singolo genere.
Sperimentazione, capacità multimediali ed un talento speciale verso composizioni innovative sono caratteristiche del lavoro di Andrea Borgonovo. Pittore e curatore, utilizza materiali come legno, ferro inciso, acetato di polivinile e cemento, oltre a fotografie e tecniche miste su carta. Le sue fonti tematiche di ispirazione sono sfuggenti concezioni di identità, e anche vari interrogativi sulle realtà dell’intimità umana esplorata attarverso il lavoro di artisti come poeti, scrittori, musicisti, ecc. Il lavoro ad alto contrasto di Borgonovo (2009) sembra impregnato di un forte sottotono esistenzialista, reso manifesto dalla figura umana isolata contro lo sfondo scuro.
La rovina dell’esistenza dell’uomo e interrogativi sull’identità culturale nel contesto post-coloniale del mondo globalizzato rappresentano le preoccupazioni artistiche principali per Marco Brenna. Un individuo è architetto della propria fortuna o è solamente un giocattolo nelle mani di fatali forze superiori? Questa domanda può sorgere quando si prende in considerazione il lavoro di Brenna “Homo faber fortuna sue” (2008). L’espressione intensa del primitivo ed esotico volto, marcato da un’aria malinconica, è il risultato di un forte stile pittoresco e delle sottili colate che da esso si estendono verso il basso.
Vari dettagli, come anche tutte le condizioni fisiche e caratteristiche di molte strade italiane, costituiscono l’esteso complesso tematico dell’opera di Enrico Cazzaniga. L’artista stesso ha affermato che la sua vecchia Range Rover, sua “compagna” in tutti i viaggi, ha giocato un ruolo centrale in queste opere. Nell’esposizione si può vedere il veicolo in un video. Il lavoro “Fuori strada” (2009) si focalizza su una sezione di un attraversamento pedonale che può essere visto sotto forma di particelle bianche e nere di asfalto incollate su una piastra di alluminio. Questo pezzo suggerisce chiari collegamenti con la pittura minimalista.
Il “Riciclaggio”, ovvero la trasformazione creativa di scarti metallici in oggetti dall’alto valore artistico, contraddistingue lo stile del lavoro del giovane scultore Matteo Galvano. Numerosi schizzi a penna costituiscono la base per le sue costruzioni, che caratterizzate da tratti animali o antropomorfi, vengono create con scorie meccaniche ritrovate. Questo processo di trasformazione può essere inteso come il marchio di fabbrica di Galvano, ed è impiegato nella sua opera “Bufalo” (2009): come risultato dell’assemblaggio di varie componenti di un motore, nasce un nuovo, animalesco, amico quadrupede.
Infine, di particolare interesse è la posizione artistica di Simona Muzzeddu presentata nella mostra “Passo carrabile”. La sua carriera è contraddistinta da una continua e regolare ricerca di espressione. L’ossessione delle bambole ha una lunga tradizione nella fotografia; basti pensare al lavoro di Hans Bellmer o Cindy Sherman. Nel pezzo di Muzzeddu, un burattino viene presentato come un oggetto sporco, le braccia distese, sproporzionati occhi azzurri e un sorriso infantile, disteso su un mucchio di immondizia. L’osservatore è portato a sensazioni incerte: questo giocattolo sostituisce un essere vivo fatto di carne e ossa, oppure è soltanto un oggetto sintetico, logoro, inutile, e quindi reso spazzatura? L’artista ha trasformato l’immagine fotografica di una bambola in un esempio attivo che descrive le nostre aspettative e i nostri modelli percettivi in maniera polemica e tutt’altro che acritica.
 

“Passo Carrabile” – which means “Keep clear” relating to vehicles – acts as significant slogan for an exhibition of 8 emerging Italian artists in the gallery space AREA53. However, a legitimate question may be raised with regard to the associations and contingencies between the Lombardy city of Como, which is about 40 km from Milan, and the Austrian metropolis.
The prolific cooperation between Mounty R.P. Zentara, artist and manager of AREA53,
and Fabrizio Bellanca from Como is based on a fortunate series of events, which occurred at random under various circumstances. The story began with one of Fabrizio´s exhibitions in Como, which my humble and clueless self was visiting during the summer of 2008, culminated
in the (arranged) acquaintance between Mounty and Fabrizio in Vienna, and ultimately resulted in an art project that has already been realised: that is, “Le stanze dell’Arte”, in Como, last summer.
 
Let’s have a look behind the scenes of “Passo Carrabile” and explore the individual personalities of the artists and their exhibits.
 
Fabrizio Bellanca, graphic designer, painter and musician, was conflicted in his career between the priorities of informatics and art: This incompatibility ultimately led him to an exceedingly abstract and spiritual style of composition. Light Wing I & II “(2009) serves as a highly aesthetic example of Bellanca´s unconventional search for his heartstrings, inner sanctums and hidden psychic existence, all of which are repeatedly represented as themes in his work. The engravings he makes on mirrored steel plates act as a kind of emotional reflection in the form of floating organic motifs that exist beside seemingly symbolic signs such as the hand and the star. Through the exposure of light and reflections they take on an additional dimension in real space.
 
For Marco Besana, photography is both drug and withdrawal, both essence and redundancy, or, an oxymoron that allows him to focus on existence. Besana´s photographic oeuvre can be characterised as an ingenious combination of sensitivity to media, spontaneous pictorial inventions and unusual angles and perspectives on the subject. “Dentro di Testa” (2007) can be understood as humorous and ironic, and perhaps even as a critical reference to a collective, trivial rush in our daily lives in which we frequently tend to lose our heads, so that the boundaries between inside and outside seem to fade.
 
The trained architect and multimedia artist Filippo Borella is theoretically sophisticated, especially since he initiated so-called “Studio Trickster”, where artistic research in the social setting is studied. A central and major role in his work is the exploration of the polarities between invention and design, and the investigation of the components of space and surface, which he translates into personal, interactive art with sculptural connotations. “Patch Painting”(2009) can be regarded as a media-transgressive work that targets the classical “Paragone” in a funny way and reveals the ambiguities and external borrowings of a single genre.
 
Experimentation, multimedia capability and a special talent for innovative compositions are features of Andrea Borgonovos´s work. The painter and conservator utilises materials such as wood, etched iron, poly vinyl acetate and cement, as well as photography and mixed media on paper. His thematic sources of inspiration have always been found in subtle conceptions of identity, and in various questions into the realities of human intimacy explored in the work of artists such as poets, writers, musicians, etc. Borgonovo´s high-contrast work (2009) seems to be imbued by a strong existentialist undertone considering the isolated human figure set on a dark background.
 
The ravages of human existence and questions about cultural identity in the postcolonial context of a globalised world characterise the major artistic concerns of Marco Brenna. Indeed, is a person the architect of his own fortune or just a plaything of fateful higher powers? This question may arise when considering Brenna´s work “Homo faber fortuna sue” (2008). The intense expression of the archaic, exotic face, which is marked by a melancholic aura, results from a strong picturesque style and the narrow coloured streams extending downwards from it.
 
Various details, as well as the physical conditions and characteristics of numerous Italian streets, form the extensive thematic complex in Enrico Cazzaniga´s oeuvre. The artist himself has stated that his old Range Rover, his ‘partner’ on all his trips, played a central role in these works. In the exhibition the vehicle can be seen on a video. “Fuori Strada “(2009) focuses on a section of a crosswalk that can be seen in the form of black and white asphalt particles mounted on an aluminium plate. This piece induces strong associations with minimalist paintings.
 
“Recycling”, or the creative transformation of scrap metals into sculptural objects with a high artistic value distinguishes the working-style of the young sculptor Matteo Galvano. Numerous sketches with a ballpoint pen form the basis for the constructions he makes from found machine discards, characterised predominantly by animal or anthropomorphic traits. This transformative process can be regarded as Galvano´s artistic practice and trademark, and is illustrated in his work “Buffalo” (2009): The result of the assembly of various components of an engine block, a new, animal-like four-legged friend is born.
 
Finally, of particular interest is the artistic position of Simona Muzzeddu presented in the exhibition “Passo Carrabile”. Her career has been defined by a continuous and consistent search for expression. The obsession with the doll in photography has a long tradition; think of the work of Hans Bellmer or Cindy Sherman. In Muzzeddu´s piece a puppet appears as a dirty artifact with outstretched arms, oversized blue saucer eyes and a childlike smile, lying on a heap of rubbish. The beholder may feel uncertainty: Does this toy act as a substitute for a living creature made out of human flesh and blood, or is it merely a synthetic object, which is outworn, useless and therefore made into scrap? The artist has transformed the photographic image of a doll into an active example that demonstrates our expectations and patterns of perception in a controversial and certainly not uncritical way.

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