Dont’ shoot the painter.
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- posted 8/17/2015 12:09:54 PM
di Simona Muzzeddu
Impressioni di un’artista|Don’t Shoot the Painter – UBS | Galleria d’Arte Moderna di Milano|
Dal 17 giugno al 4 ottobre 2015 sono in mostra per la prima volta in Italia, oltre 100 tra le maggiori opere di 91 artisti internazionali della UBS Art Collection di Londra. E’ la Galleria d’Arte Moderna di Milano ad ospitarle nelle sue meravigliose sale, in un’inedita mostra dal titolo: Don’t Shoot the Painter. Dipinti dalla UBS Art Collection, a cura del Critico d’Arte Francesco Bonami. L’iniziativa fa parte del programma di ExpoinCittà.
Ed effettivamente posso dirvi che a primo impatto, soprattutto per chi di arte non se ne intende molto, può sembrare o dare la sensazione di confusione , ma vi assicuro che di confuso c’è ben poco. Si tratta di un finto caos, in quanto tutti i lavori, se li notate bene, hanno un qualche cosa che li accomuna. Credo sia anche un modo giocoso per associare artisti con stili differenti nel racconto di un’ unica storia. Direi in pieno stile Bonami!
Altri particolari da notare, sono le fotografie dei pannelli che accolgono le opere. Innanzi tutto si tratta delle riproduzioni delle sale della GAM, allestite come sono solitamente, con le opere cioè della collezione permanente. In secondo luogo, il colore scelto, a volte va in contrasto con lo splendido soffitto, altre volte mantiene la stessa cromia.
Entriamo ora nel dettaglio della mostra.
Le sale allestite sono 7 e presentano numerosi artisti internazionali, tra i quali: John Armleder, John Baldessari, Jean-Michel Basquiat, Max Bill, Michaël Borremans, Alice Channer, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Günther Förg, Gilbert & George, Katharina Grosse, Andreas Gursky, Damien Hirst, Alex Katz, Bharti Kher, Gerhard Richter, Thomas Struth, Hiroshi Sugimoto… (Per la lista completa rimandiamo al sito della Gam o alla lista in fondo a questo articolo).
Ad aprire la mostra in maniera quasi provocatoria, è una fotografia di Thomas Struth della National Gallery di Londra.
Mentre nella seconda e terza sala la natura la fa da padrona. Nelle opere, infatti, la scelta di riprodurre un soggetto naturale non è fine a se stessa, ma è il punto di partenza per una riflessione sulla condizione umana. Una tematica con un significato ampio a cui tutti rivolgiamo la nostra attenzione e anche i nostri pensieri ( almeno a me capita spesso di far un raffronto stretto tra natura-uomo posto come indagine e riflessione).
Alcuni di questi artisti utilizzano la natura come un mezzo per trasmettere sensazioni oniriche o surreali, quasi al limite del soprannaturale, altri invece scelgono di fissare sulla tela elementi naturali per ottenere risultati quasi fotografici.
Nella quarta sala il genere che accomuna gli artisti è il ritratto. Le opere sono molto diverse tra loro sia per la tecnica che per lo stile, ma sono legate dall’intento di comunicare un messaggio attraverso la riproduzione più o meno fedele del volto dei soggetti rappresentati. Appena si entra nella sala, l’occhio cade sulla tela enorme di Jean Michel Basquiat, in cui l’artista sceglie di reinventare completamente le sembianze del soggetto. Stessa cosa si ritrova nell’opera di Francesco Clemente.
Attrae molto anche l’accostamento del blu di diversa tonalità dell’opera di Yasumasa Morimura ‘Daughter of Art History: Princess B’ e dell’opera di Natvar Bhavsar ‘Orpheus’.
Nella sala cinque ci sono opere con un forte richiamo alla figura umana e anche altre che la suggeriscono indirettamente con oggetti tipici della vita quotidiana. Come ad esempio l’opera di Michael Craig Martin che riproduce abiti, scarpe da uomo, cuffie per ascoltare la musica (un guardaroba pieno di vestiti). In questa sala ritroviamo anche le opere degli italiani Sandro Chia ed Enzo Cucchi.
Per quanto mi riguarda la sala più divertente è la numero sei. Qui, si nota subito l’accostamento delle opere in base a forme e colori. Ad esempio come avviene tra l’opera di Damien Hirst ‘Pharmaceutical Painting’ e le tele di John Armleder e Gabriel Orozco.
La sala sei e la sala sette sono collegate dall’importanza del colore che se da una parte ha un forte richiamo sensoriale, dall’altra dà luogo ad un forte stimolo mentale, suscitando emozioni. L’arte, dunque, attesta la potenza visiva e l’influenza che ha su di noi tramite la percezione di colori, forme e spazio.
Imponente è l’opera di Günther Förg ‘Lead Painting’ che occupa tutta una parete. Grandi pannelli monocromatici dove il colore è intuitivo e minimalista per trasmettere la pura essenza della pittura.
Quest’ultima sala chiude dunque la mostra con un richiamo all’ordine, alla geometria e al monocromo.